ll Santuario di Santa Caterina d’Alessandria


 

ll Santuario di Santa Caterina d’Alessandria

 


Questa settimana abbiamo deciso di andare in visita al Santuario di Santa Caterina d’Alessandria nel comune di Rio nell’Elba.

La chiesa si dice essere antica forse dei primi del 1500 e deve avere subito molte modifiche. Attualmente presenta l’aspetto di una costruzione settecentesca, l’arco posto sulla porta principale è interrotto; al centro vi era uno stemma che è stato asportato e di cui vi parlerò più avanti.

L’interno ha un soffitto a capriate, l’ambiente è ricco di ex voto a soggetto marinaresco, l’abside è a forma quadrata e l’altare maggiore è ornato di colonne di serpentina di pietra scura venata di verde ricavata dalle cave del luogo e chiamata appunto “marmo di Santa Caterina”, dietro l’altare era posto un quadro raffigurante le nozze mistiche di Santa Caterina di Giovanni di Valdarno databile fine 1500 che si dice sia stato trafugato da ignoti e non più ritrovato, quadro che è stato sostituito da una notevole opera della pittrice romana Idra Nastri Campanella. Sulla destra della chiesa sorge un campanile e nelle vicinanze dei ruderi che fanno presumere essere quella che fu l’entrata di una abitazione probabilmente di qualche eremita. Sul lato sinistro invece, a poca distanza dalla chiesa, sopra un promontorio ancora vecchi ruderi di abitazioni private forse appartenenti ai proprietari delle terre circostanti. Il santuario fu ampliato una prima volta nel 1624 e si dice che il primo eremita ad abitarvi sia stato un certo Tommaso da Pistoia, mentre l’ultimo eremita vi abitò verso la fine del 1800 proprio nell’anno in cui l’eremo fu chiuso. Per essere riaperto ogni 25 novembre ed il lunedì di Pasqua giorno del quale la tradizione afferma che Santa Caterina apparve per la seconda volta nel luogo ove poi sorgerà la chiesa.

Come tradizione vuole, anche la chiesa di Santa Caterina conserva un mistero che riguarda appunto quella famosa stele trafugata e della quale ci sono rimaste solo alcune note di riferimento che raccontano: “Nettamente in forma di capigliatura nello stile “Nemeo”, da un sarcofago egiziano, questa raffigurazione ha la faccia solare, la cui capigliatura forma come dei raggi solari evocando la criniera del leone, animale simbolico che in astrologia significa non solo l’omonima costellazione, ma lo stesso sole, sul cui petto erano tracciati simboli di fattura pagana tolti in epoca cristiana, ma le loro tracce rimangono ancora visibili, per cui la fessura dalla quale l’acqua sgorgava fu ingrandita e deformata e quindi adattata a ricevere gli oboli, mentre restano ai due lati della bocca due piccoli simboli pagani che si ritrovano nella simbologia paleocristiana".

Insomma per gli amanti del mistero ecco l’occasione per approfondire le conoscenze e le tradizioni tramandateci oralmente che vedono questa parte dell’isola d’Elba interessata da una presenza tardo egizia con chiare connotazioni religiose ispirate all’adorazione del sole.

Tornando alla realtà ci piace ricordare come i vecchi abitanti di Rio chiamano scherzosamente questo Santuario: “ Santa Caterina dei fichi secchi” probabilmente perché durante la sua festa si cibavano principalmente di questi frutti.

                                                                                                        Fabrizio Prianti




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